La neve si sa, come le stagioni, non è più quella di una volta. Gli sci di un tempo non curvavano, e ti costringevano ad andare piano. Quelli di adesso, che chiamano carving, curvano da soli.
E infatti.
La mia fisioterapista è una simpatica signora piuttosto avanti con gli anni. Ha il piglio deciso di una massaia austriaca e la struttura di un lottatore di sumo. Ma possiede tatto e competenza. E sa come mettere le mani addosso a un essere umano.
Recentemente le ho portato da ricopiare un manoscritto di ricette di mia nonna, e mi sono reso conto di aver sviluppato nei suoi confronti un transfert che non indagherò in questa sede.
Con l’occasione mi sono chiesto quanto gli psicoterapeuti riescano a mettere le parole addosso alle persone, con tatto e con misura, ma anche bruscamente e ruvidamente se necessario, ottenendo risultati realmente terapeutici -per esempio scambiarsi ricette di cucina è un risultato terapeutico. E quanto spesso invece -per insipienza, per noia, per comodità o, peggio ancora, per scienza- della parola che doveva essere terapeutica non resti che un involucro reificato, leggero e inconsistente, senza anima e senza ali, ma con un vago odore di farmacia. Quando non di detersivo per pavimenti.

 

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