L’economia mondiale dovrebbe essere più reale e meno “psicologica”. giovedì, Set 29 2011
economia e psicologia 12:57
Il sistema economico con i suoi secoli di storia ha attraversato periodi storici che lo hanno caratterizzato.
L’attuale sistema economico con le sue modalità di attribuzione di valore risente sostanzialmente dal punto di vista politico del passaggio dall’autoritarismo monarchico al liberalismo borghese e dal punto di vista delle attività umane del passaggio al sistema industriale produttivo di fine ‘800.
Libertà economica e produttività sembrano essere gli imperativi su cui si sostiene l’idea prevalente di sviluppo, termine e realtà umana che caratterizza l’indagine di una disciplina scientifica nata nel diciannovesimo secolo, la psicologia.
La psicologia già al suo nascere affascina e condiziona altri campi del sapere a volte in modo pertinente a volte in modo improprio.
Il termine sviluppo e crescita ha senso qualora si studi un qualsiasi essere vivente, vegetale o animale, ma quale sarebbe il senso di questo termine nei campi dell’attribuzione di valore e convenzioni consentite o no da un sistema economico e politico-economico?
La volontà o possibilità di scelta non condiziona la biologia ma condiziona la politica e l’economia pertanto se in fisica e biologia si possono scoprire “leggi” abbastanza stabili che non derivano da volontà alcuna, in politica e in economia possiamo parlare di conseguenze derivanti da atti volitivi individuali e sociali ma non di “leggi” che regolano lo sviluppo e la crescita come se questo fosse altro e indipendente da comportamenti umani.
Se l’economia volesse davvero misurarsi e non nascondersi dietro realtà oggettive, come vuole far credere, dovrebbe stravolgere il proprio sistema attributivo rendendolo oggettivamente sempre più simile alla biologia e distanziandosi dalla psicologia la quale pone al centro la soggettività e non l’oggettività.
Quindi ogni valore dovrebbe essere trasformabile per esempio in energia, calorie, ossigeno, ovvero tutto ciò che permette lo sviluppo e la vita e non in oro come fecero in passato in USA, l’oro rappresenta la desiderabilità collettivamente condivisa, quindi aspetti illusori e determinati dalla mente umana che varia e non ha la stabilità fenomenologica del mondo fisico.
Così paradossalmente avremmo un albero che vale moltissimo perché produce ossigeno e un diamante che vale pochissimo perché non contribuisce a produrre vita.
I due sistemi attributivi potrebbero coesistere: da una parte il dollaro, con le sue implicazioni psicologiche, emotive e soggettive come misuratore di soggettività; e dall’altra il BIOLLARO con le sue implicazioni biologiche e in difesa del patrimonio ambientale e vitale come misuratore di oggettività.
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