Gen
12
Il grande sonno
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Nel corso di una seduta in cui una paziente -di spiccata intelligenza e solitamente vivace e interessante- racconta il suo sogno della notte precedente, vengo preso da una grande sonnolenza e da un senso estremo di spossatezza. Solo quando le associazioni della paziente giungono, partendo da un innocuo negozio di scarpe, a Carlo Scarpa (“il Palladio del nostro tempo”) e alla tomba e al cimitero monumentale di Brion, riesco a sollevarmi -come un vero risveglio, come una riemersione- dal torpore diffuso e apparentemente invincibile. Dalla condizione che i poeti laureati chiamerebbero di controidentificazione proiettiva somatica.
E’ il momento in cui comprendo che la paziente può, a questo punto della nostra relazione, concepire un rapporto di coppia con me a condizione che io sia per lei il padre perduto. Il padre morto prematuramente e con il quale, fin da bambina, ha potuto avere una relazione solo tramite il cimitero*.
Resuscitato dal regno dei morti, mi sento sveglio e vivo come non mai. Dal regno dei morti porto un messaggio a una bambina che moriva di nostalgia. E lei ora lo sa.
* Dal latino tardo CŒMETÈRIUM che è dal greco KOIMETÉRION dormitorio, e questo da KOIMÁO addormento, da cui KOĺMEMA sonno, KOIMĺZO dormo, KOIMETHÉNTES ” gli addormentati, e fig. i morti.